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moda ed enogastronomia
Roma, 22 dicembre 2019 – Esperienze multisensoriali e immersive nei mondi del Fashion, Food, Wine, Music, Beauty. Così il Made in Italy regala emozioni e crea benessere, anche economico, soprattutto quando si tratta delle nostre eccellenze. Ed è proprio questo l’obiettivo del format DIWINE FASHION@ – registrato, ideato e diretto da Valeria Mangani, ceo di Made in Italy Luxury – e presentato a Roma nella magica atmosfera dell’antica dimora Sublime La Villa, con vista sul Cupolone. La serata evento, confezionata per la Regione Lazio, ha acceso i riflettori sulle eccellenze artigianali del territorio collaudando un format che Valeria Mangani auspica di replicare quanto prima per altre realtà regionali e per l’intero sistema Paese Italia. “DIWINE FASHION@, con l’evento esperienziale di questa sera, intende dimostrare come le eccellenze del Made in Italy, se valorizzate, possano riuscire con una adeguata promozione, a mettere in moto una vera e propria economia delle emozioni alla cui crescita potrebbe contribuire in modo determinante il turismo – ha dichiarato Valeria Mangani – Basti pensare al vino, ambasciatore e promotore del turismo nel mondo”. In una ricerca svolta da Ipsos su un campione di 18 Paesi, cibo e vino risulterebbero la 3a motivazione che spingerebbe i turisti a fare un viaggio nel Belpaese. E l’Italia è 1a per associazione a qualità della vita.
L’abile regia di Valeria Mangani ha acceso i riflettori sulle eccellenze made in Lazio con un percorso sensoriale in un alternarsi di luci, colori, suoni e tableau vivant di modelle con gli abiti di Gai Mattiolo indossati nell’ultimo film di Sorrentino, oltre che della sartoria teatrale CostumEpoque. A stimolare il gusto, i piatti e i vini del territorio delle Cantine Coletti Conti (Anagni, Frosinone), Stefanoni (Montefiascone, Viterbo), Casale del Giglio (Agro Pontino, Latina) e Azienda Agricola San Lazzaro (Marta, Viterbo) che custodiscono tante storie sapientemente illustrate, per l’occasione, dall’antropologo del gusto Sergio Grasso. Il Laboratorio Olfattivo pervaderà la sala di essenza al mosto d’uva fragola, per stimolare tutti i 5 sensi. Il tutto in un’atmosfera resa ancora più suggestiva da contaminazioni musicali con la vocalist di fama internazionale Cinzia Tedesco che ha cantato, accompagnata da Stefano Sabatini al piano e da Giovanna Famulari al violoncello, arie d’opera verdiane e pucciniane riproposte in chiave Jazz e tratte da Verdi’s Mood e da Mister Puccini, prodotti e distribuiti da Sony in tutto il mondo.
“Il rosso e il giallo sono i colori più usati nei costumi e sui palcoscenici del melodramma – commenta Sergio Grasso – Merito del loro essere messaggeri di emozioni che evocano l’amore, la passione, il sangue, il lusso, il potere e la ricchezza. Sono anche i colori con cui Verdi e Puccini – sublimi compositori ma anche impenitenti e raffinati gourmet – colmavano i loro calici e brindavano alla meritata fortuna delle loro opere. Tuttavia il colore non è l’unico legame tra l’opera lirica e il piacere della tavola, entrambi sublimi manifestazioni di creatività e buongusto. Tra arie da opere in chiave jazz e grandi vini laziali, haute couture e alta cucina, intriganti profumi e “gustose” divagazioni sui due compositori, DIWINE FASHION vuole celebrare le sublimi manifestazioni del “buongusto” italiano con un format originale, dinamico e divertente: un prezioso strumento di promozione all’estero del più raffinato e suadente Made in Italy.”
Locande, osterie, banchetti privati e brindisi abbondano nei libretti verdiani: La Traviata comincia intorno a una tavola imbandita, il tempo di qualche chiacchiera ed ecco il famoso Libiamo ne’ lieti calici; Otello inizia in una taverna: dopo poche battute il brindisi per festeggiare il ritorno del protagonista. In un’atmosfera conviviale prende avvio Rigoletto, ed è durante un banchetto che l’ombra di Banco appare a Macbeth nel secondo atto. Con un brindisi cominciano i Vespri Siciliani e non sarebbe possibile pensare a Falstaff senza l’Osteria della Giarrettiera (che non a caso compare all’inizio di tutti e tre gli atti dell’opera). E se Verdi era un amante del vino e della buona tavola non da meno lo era Puccini che placava l’arsura, dovuta alle fatiche venatorie e ai cibi piccanti, con tanto vino. Puccini adorava la cucina toscana e ingentiliva il pasto con mandarini e vino frizzante delle colline toscane e il latte alla portoghese come dessert. Le pappardelle alla Lepre come altre ricette di cacciagione erano sospirate dal maestro nei periodi di lontananza dalla sua Lucca. Queste notizie sono trapelate dalle ricerche del Centro studi Puccini. Un tuffo in questi mondi sicuramente ci farà riemergere imbevuti da “stimoli alti”.
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